FONTE : CORRIERE DELLA SERA
L’ordalia della Rete. Per esprimere solidarietà dopo l’ultima strage di migranti, Gianni Morandi pubblica una foto su Facebook, dove invita a riflettere sui soprusi patiti dagli emigrati italiani nel secolo scorso. Non l’avesse mai fatto! Già colpevole di essersi fatto fotografare a Tel Aviv, comincia a ricevere insulti. Quello che doveva essere un messaggio di fratellanza si ritorce nella più vieta retorica razzista. «Ospitali a casa tua!», gli ripetono. Il cantante risponde con garbo anche ai più rancorosi, ma non c’è niente da fare. Non è andata meglio a Tea Falco, l’attrice della serie «1992». Se sono passabili i sarcasmi sul suo modo di recitare, intollerabile è
il linciaggio. Anche Fiorello deve stare attento a come twitta.La Rete vigila. È diventata il nuovo giudizio di Dio. Il «Popolo del web», anonimo e punitivo, mette sotto processo chiunque esprima opinioni non condivise. Decide cos’è giusto, secondo meccanismi tribali, da branco. Il giudizio ordalico prevede che l’imputato sia sottoposto alla prova del fuoco, e il fuoco è quello implacabile degli a-social network . Ha ragione Giampiero Mughini quando stigmatizza gli abusi del web definendoli «un’aggressione ossessiva e cannibalica nei confronti di personaggi purché noti».L’ordalia della Rete cerca di trasformarsi in strumento politico, massa e potere 2.0. Colpisce o venera senza riserve, spegne il sorriso di chi tenta di mescolare ironia e rispetto.
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