sabato 31 ottobre 2015

IL RISPETTO E LE TRADIZIONI



Arriva una famiglia atea dall'Olanda e fa rimuovere i crocefissi dalle scuole, con l'avvallo della Comunità Europea in una sentenza che impone all'Italia di rimuoverli, questo come sempre senza nessun rispetto per la maggior parte di noi italiani e per le nostre tradizioni. Oggi accanto ad un clima di accoglienza ci chiedono una facile integrazione a culture profondamente incompatibili per il nostro paese, perché prevede addirittura l'accettare che persone diventate poi italiane con le loro culture possano sposare e avere rapporti sessuali con minorenni di otto anni e io non lo accetto, cosa fra l'altro addirittura illegale per il nostro ordinamento, quindi la prima cosa da fare è chiedere a chi viene di mettere da parte questo suo aspetto culturale, o vuole o non vuole è la legge! Ma non devo essere io ad accettarlo. Si fa poi una profonda distinzione fra italiani che a cui non gli è rimasto nulla e chi viene nel nostro paese a cui viene fornito non solo l'assistenza ma anche il cellulare, mentre se commette dei reati vengono anche censurati, questo per amore di stabilità sociale. Noi dobbiamo assistere e accettare queste persone che vengono in quanto esseri umani, sarebbe una vergogna il contrario, ma bisogna farlo anche con profondo rispetto e senza disparità verso gli italiani. La pretesa di un menù se no altrimenti il pranzo finisce nella spazzatura come è accaduto in molti casi, il cellulare,un compenso senza produrre, il chiudere un occhio sul lavoro che evade le tasse, la casa a tutti i costi quando viene negata agli italiani, diamola a loro ma anche agli italiani più in difficoltà, perché altrimenti crea disparità profonda( non ci sono i fondi? C'è molto da tagliare sulla politica). Noi dobbiamo accettare culture Islamiche, e tutte le altre anche se in alcuni paesi islamici vengono tagliate le teste a chi non è di cultura islamica, ma va rispettata anche la nostra cultura e le nostre leggi, senza esclusioni e senza censure da parte di chi deve far rispettare la legge, questo anche se lo dovesse chiedere lo stato centrale,in quanto la magistratura si esprime spesso su molti temi proprio perché autonoma e può decidere se quello che si sta legiferando sia giusto, nel senso che può decidere se sia costituzionale o meno. A chi viene nel nostro paese gli si deve dare da mangiare e vestire, anche un tetto, ma non il cellulare questo no! Il compenso poi è giusto ma che lo guadagni contribuendo e non percependolo gratis, giusto per amor di parità e di trattamento, a noi italiani non viene dato nulla, sono migranti? Dobbiamo capirli lo siamo stati pure noi? Sono belle parole, facili ma bugiarde, lo siamo stati ma non abbiamo preteso nulla e non ci è stato regalato nulla quando i nostri padri sono emigrati in altri paesi. Il rispetto reciproco per tutti, senza pretendere d'inquinare la nostra cultura e le nostre trazioni, si integrino loro la dove possibile, ma soprattutto il rispetto della legge che deve essere uguale per tutti, per italiani e per chi viene, nel pieno rispetto umano da parte di tutti.
Rago Alfonso

sabato 3 ottobre 2015

Krzysztof Charamsa un pugno in faccia alla Chiesa ma il suo ragionamento non regge


Fonte foto © Copyright ANSA/AP


Alla vigilia del sinodo sulla famiglia Monsignor Krzysztof Charamsa da un vero pugno in faccia alla chiesa, descrivendola per certi versi omofoba, bigotta e non adeguata con i tempi, questo in un'intervista rilasciata al Corriere Della Sera. 
Monsignor Krzysztof Charamsa di anni 43 di nazionalità polacca è il teologo ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede (da cui sicuramente dovrà dare le dimissioni, visto che secondo me ha perso la testa e la fede).
Il suo ragionamento non regge perchè nel momento in cui una persona sceglie la strada della fede, dando i voti stipula un vero e proprio contatto di matrimonio con "Cristo", fortemente vincolato a quel principio di castità richiesto dal dogma della chiesa per lo status di ministro di Cristo.  Chi sceglie la strada della sessualità, sia etero che gay in quel momento sceglie di venir meno a dei principi fondanti appunto lo status di ministro di Dio, questo è indiscutibile, anche se a dire il contrario è un teologo della Chiesa Cattolica, solo perchè ha deciso che la sua strada sia cambiata. Purtroppo non si possono tenere 2 piedi in una sola scarpa, poi non centra niente la famiglia, perchè la chiesa esprime un concetto chiaro. Il concetto di famiglia per la chiesa è un uomo e una donna, poi dei figli se concepiti. La chiesa per principio non di certo stabilisce che essere gay significa non essere figlio di Dio,  da solo un limite a quei requisiti richiesti per dichiarare un' unione "Famiglia". La chiesa in passato ha firmato degli accordi fra  stato e  chiesa, in cui la chiesa chiaramente accetta l'unione civile, addirittura rendendola fondamentale per far si che poi avvenga il matrimonio religioso fatto cioè in chiesa, ovviamente questo a patto che si tratti di un uomo e una donna. In alcuni paesi del mondo c'è l'unione civile fra omosessuali, francamente non c'è tutta questa lotta da parte della chiesa, forse se mai ci sono delle distanze prese. Non è colpa della chiesa in fine poi se in Italia non c'è l'unione civile fra omosessuali. Quello che chiede Monsignor Krzysztof Charamsa non è l'approvazione da parte della chiesa sullo status di gay come vuol far credere, è ben altro, è la richiesta di dissolvere quel voto di castità necessario in quel contratto di matrimonio stipulato con Cristo nel momento che si danno i voti, questo al di la del fatto dei gusti sessuali. E' molto semplicistico dire che si dovrebbe dare la possibilità di far sposare i parroci e il resto del clero, quindi consentirgli di creare una famiglia. Di fondo ci sono delle problematiche quasi insormontabili, perchè sono di natura politica ed economica. Per la questione politica si deve valutare  che un esponente della chiesa potrebbe fare carriera e da sposato  diventare Papa, questo significherebbe creare un bel problema nel sistema, perchè per chi non lo sappia il Papa è un re eletto in modo democratico, ma dei figli sarebbero dei principi, ciò determinerebbe un bel casino nel sistema di successione. Mentre la questione economica riguarda il fatto che un esponente della chiesa passerebbe da componente di un'istituzione ad un vero e proprio impiegato da sostenere con un salario adeguato per far vivere una famiglia, cosa che  sarebbe assolutamente a carico dello stato Vaticano, il quale già gode di molti favoritismi da parte di altri stati. Io credo che Monsignor Krzysztof Charamsa si trova difronte ad una scelta di fede più che ad una richiesta di modernità, cioè restare sposato con Dio  o scegliere la sessualità , qualsiasi essa sia.
Questo articolo in fine si basa su dei fatti, io personalmente sono favorevole all'unione civile fra persone dello stesso sesso, per il principio che vi sia per tutti un documento che sancisca un unione e con essa dei diritti, anche se infondo poi l'unione quella "vera" la fa il cuore e non un pezzo di carta reso solo un trofeo.