venerdì 11 marzo 2016

Sud Sudan, donne da stuprare come paga per i guerriglieri


La gravissima accusa è messa nera su bianco in un rapporto dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nel Sud Sudan: "Fonti attendibili indicano che gruppi alleati al governo sono autorizzati a stuprare donne in sostituzione dei salari".Il documento, pubblicato oggi a Ginevra, denuncia che per tutto il 2015 il governo avrebbe coperto e per certi versi legittimato crimini di guerra e contro l'umanità, messi in atto dai militari dell’esercito di Juba e dalle milizie alleate. La situazione dei diritti umani nel Sud- Sudan, si legge nel rapporto, è tra le più "orrende nel mondo, con l’utilizzo massiccio dello stupro come strumento di terrore e come arma da guerra".

Il documento dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani descrive "in dettaglio" terribili violazioni, inclusa una politica della "terra bruciata" condotta dal governo, e la presa di mira deliberata di civili per uccidere, stuprare e saccheggiare. Il rapporto contiene dettagli sulla triste sorte toccata ai sospettati di sostenere l’opposizione, compresi bambini e persone disabili, assassinati, bruciati vivi, soffocati in contenitori, impiccati ad alberi o tagliati a pezzi. Il rapporto si conclude affermando che vi sono ragionevoli motivi per ritenere che queste violazioni possono costituire crimini di guerra e/o crimini contro l’umanità. "La violenza sessuale - ha detto al New York Times David Marshall, coordinatore di un team di valutazione dell'Onu inviato in Sud Sudan - viene usata in modo sistematico per punire e terrorizzare i civili, riconoscendo che anche le forze dell'opposizione hanno commesso atrocità, ma a un livello inferiore.

Nelle 102 pagine del rapporto stilato dalle Nazioni Unite si legge che 10.533 civili sono stati uccisi nel 2015, fino a novembre, la maggior parte in modo deliberato. Gli inviati Onu hanno poi documentato più di 1.300 casi di stupro tra aprile e settembre solo nello Stato dell'Unità e più di 50 casi da settembre a ottobre. Quella in Sud Sudan ''è una delle più orrende situazioni dei diritti umani nel mondo, con un uso diffuso dello stupro come strumento per terrorizzare e come arma di guerra'', ha detto Zeid Ra'ad al-Hussein, alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite. Sono decine di migliaia le persone uccise e oltre due milioni gli sfollati a seguito della guerra civile esplosa in Sud Sudan nel dicembre del 2013, quando il presidente Salva Kiir ha accusato il suo ex vice Riek Machar di aver tentato un colpo di Stato. Il conflitto si è tramutato presto da politico a etnico, dato che Kiir appartiene alla tribù dei Dinka e Machar a quella dei Nuer. Ad agosto i due leader hanno concordato la formazione di un governo di transizione, che però non è ancora stato formato.

Il conflitto in Sud Sudan si è intensificato lo scorso anno, soprattutto nello Stato dell'Unità, ''dove il governo ha fatto pressione, con la sua leadership militare e con quella politica, per sfollare, uccidere, stuprare, rapire e saccheggiare larghe porzioni di

popolazione civile'', ha spiegato Marshall. Tra ottobre e gennaio l'Onu ha registrato un numero raccapricciante di civili, tra cui donne e bambini, impiccati agli alberi, bruciati vivi, uccisi e fatti a pezzi con il machete. Sotto attacco sono finiti chiese, moschee e ospedali.

La maggior parte dei crimini è stata commessa da militari dell'esercito di Juba, denuncia l'Onu. Le milizie affiliate all'esercito, composte per lo più da giovani, hanno invece stuprato e rapito donne e ragazze essenzialmente come forma di pagamento in base a un accordo che permetteva a loro di ''fare tutto quello che potevano e prendersi tutto quello che potevano'', denuncia la squadra di investigatori delle Nazioni Unite. In base a questo accordo, le milizie hanno anche sequestrato bestiame e altri beni. Alcune donne hanno spiegato di essere state prese come ''spose'' dai soldati e tenute come schiave sessuali in baracche, dove venivano ripetutamente violentate.

In alcuni casi gli assalitori hanno ucciso donne che resistevano alla violenza sessuale, o anche solo se li guardavano negli occhi o se mostravano di non essere in grado di sopportare i continui stupri di gruppo, ha scritto l'Onu. Testimoni denunciano di soldati che discutevano tra di loro perché uno voleva ''prendere'' una bambina di sei anni perché ''bellissima''. Alla fine i soldati hanno sparato alla bambina.


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